Un caffè con il docente: Andrea Briselli

1) Prof. Briselli, ci dica brevemente di lei: da dove viene, cosa ha studiato, di cosa si
occupa adesso.
Originario di La Spezia, ho conseguito la laurea triennale in mediazione linguistica alla
“Carlo Bo” di Firenze e la magistrale in traduzione presso la Civica “Altiero Spinelli” di
Milano. Successivamente, ho conseguito un master in interpretazione consecutiva e la
certificazione CELTA presso l’International House di Londra.
Attualmente mi muovo tra Firenze, dove insegno inglese presso Unicollege e italiano
come lingua straniera per la Lorenzo de’ Medici, e La Spezia, dove collaboro come
traduttore per l’azienda ISSEL NORD.

2) Quando ha realizzato che voleva diventare traduttore e docente?
Ho sempre avuto una certa passione e predisposizione per le lingue, in particolar modo
per l’inglese. Questo, insieme al fatto di essere negato in matematica, ha facilitato la scelta
del percorso di studio universitario.
Il lavoro di traduttore è stato uno sfocio naturale del mio percorso, mentre la passione per
l’insegnamento deriva da anni di lezioni private in lingua, che mi hanno portato a voler
approfondire le mie conoscenze in questo campo attraverso le certificazioni CELTA e
CEDILS.

3) Quali sono 2 caratteristiche essenziali che un traduttore deve avere?
Il primo elemento è una solida conoscenza linguistica sia della propria lingua madre che
delle lingue straniere coinvolte nel processo, che un buon traduttore deve
necessariamente possedere per esprimersi in modo efficace e adatto al contesto.
La seconda caratteristica è la curiosità. In questo campo non si finisce mai di imparare e
migliorare: essere spinti per natura a voler conoscere sempre di più rende la nostra attività
piacevole, portandoci di conseguenza a svolgerla al meglio.

4) Ci racconti un’esperienza memorabile del suo lavoro – una circostanza, impasse,
caso che trova iconico della sua pratica e che può rendere bene la natura della sua
professione.
Come caso iconico del lavoro di traduttore potrei citare le volte in cui mi sono state
assegnate, da agenzie o privati, traduzioni con scadenza imminente, spesso anche nella
solita giornata della consegna.
Naturalmente ciò non rappresenta la regola e di solito si ha il tempo necessario per
tradurre e revisionare il proprio lavoro prima di restituirlo al cliente, ma è un aspetto che
ben descrive alcune caratteristiche richieste a chi svolge questa professione: prontezza e
rapidità nello svolgimento, sempre tenendo conto della qualità del testo tradotto.

5) Quali consigli si sentirebbe di dare al traduttore e/o docente del futuro?
Per quanto riguarda il mestiere di traduttore, è fondamentale sapersi mettere in gioco,
impegnarsi nel creare una rete di contatti (agenzie o privati che siano) e approfondire
anche ambiti che esulano dal proprio percorso di studi. Un altro lato importante è quello
economico: lavorare a tempo pieno come traduttore, salvo alcuni casi, è raro, per questo
di solito chi traduce svolge altre attività collegate, come l’insegnamento.
Sul lavoro di docente, il mio unico consiglio è quello di capire se si ha davvero la passione
per farlo. Conoscere non significa necessariamente saper trasmettere: nella mia vita ho
sempre preferito docenti più giovani, ma con voglia di fare e capacità di creare empatia
con gli studenti. In questo modo, il processo di apprendimento sarà più piacevole ed
efficace per entrambe le parti.